Ciao Roberto, nonostante tu sia molto seguito in Rete, per chi non ti
conoscesse, presentati: chi sei e di cosa ti occupi principalmente.
Ciao Andrea, ciao a tutti i
lettori, io mi occupo di scrittura, a 360°, da molti anni. Sono un giornalista
freelance iscritto all’Ordine, lavoro come addetto stampa, scrivo romanzi e
racconti, scrivo sceneggiature, curo i miei blog e faccio mille altre cose. E
lo faccio con passione, quindi non ho bisogno di cercarmi svaghi, per me, il
lavoro è già uno svago. Gran parte del mio lavoro, peraltro, si svolge online,
quindi posso farlo dove voglio, basta avere con me il computer portatile e il
gioco è fatto.
Tu sei anche un affermato e stimato scrittore. Perché hai scelto di
pubblicare i tuoi libri in self publishing (con successo) invece dell’editoria
convenzionale?
Io ho pubblicato diversi racconti
(e ancora ne pubblico, quando capita) con l’editoria tradizionale, quindi non
la vedo come un nemico. Però, per i miei romanzi, ho preferito servirmi del
self publishing, dopo una serie di delusioni ricevute a seguito dell’invio del
testo alle case editrici, perché volevo essere libero da contratti, detenere i
Diritti d’Autore e scrivere ciò che volevo, quando volevo. Il self publishing
ti offre tutto questo, nonché maggiori introiti per singolo libro venduto.
Sei uno dei maggiori riferimenti in Italia del self publishing, direi
che ti sei creato un brand e hai trovato una nicchia nella quale operare con le
tue competenze, mi puoi dire se è stato difficile iniziare?
Prima di ricevere risultati tangibili (sia economici che a livello di
interazione con gli utenti) è passato molto tempo?
3 anni, se ci mettiamo in mezzo
anche il tempo passato a studiare (dato che, quando è toccato a me, non c’era
un surrogato della mia Accademia e, quindi, ho dovuto fare tutto da solo e studiare
per mille specializzazioni). 1 anno, invece, se vogliamo parlare del lavoro
vero e proprio. Ma un anno di duro lavoro, non esiste il “metodo” che ti
trasforma, da oggi a domani, in uno che guadagna grazie al Web, senza muovere
un dito. Questo ci tengo a precisarlo.
Personalmente ricevo molte richieste di consulenza da parte di chi ha
scritto un libro e non sa a “che santo votarsi” per pubblicarlo. Io sono solo
uno scrittore che si autofinanzia le opere, mentre tu che sei uno dei maggiori
esperti, puoi darci alcune dritte? Intendo: puoi dirci gli step fondamentali
che uno scrittore deve seguire per rendere pubblica la propria opera?
Gli step sono molti. Prima di
tutto, aspetto che molti sottovalutano, bisogna scrivere un buon libro. E non è
affatto semplice. Bisogna conoscere le tecniche narrative, saperle mettere in
pratica al momento giusto, saper parlare al cuore dei lettori (anche se si
scrivono testi tecnici). Per questo, nell’Accademia dedico ampio spazio a
questo aspetto e a quello della psicologia (della scrittura e del marketing).
Poi, bisogna scegliere il servizio più adatto. Si vuole pubblicare un eBook, o
un cartaceo? Oppure entrambi? E lo si vuole mettere in vendita ovunque, o
stamparlo e venderlo da sé? In questo articolo tratto in modo più approfondito
l’argomento: http://www.viverediscrittura.it/i-migliori-servizi-italiani-di-self-publishing/.
Ritengo che il self publishing sia in netto contrasto con l’editoria
convenzionale, anche perché dà lo spazio a chiunque di pubblicare il proprio
lavoro con un investimento anche modesto, mentre l’editoria convenzionale
richiede un editore che punti su di te, che ci investa, devi bussare troppe porte
e abituarti a tantissimi rifiuti…. Tu cosa ne pensi?
È vero, sono in netto contrasto.
Ma, come dicevo prima, non li vedo come nemici, piuttosto come concorrenti, nel
senso etimologico del termine, cum-currere: correre insieme, convergere verso
la stessa direzione. Hanno, però, due metodi diversi di affrontare lo stesso
argomento. Per questo sono in contrasto. Nell’editoria tradizionale c’è una
sola persona (o un ristretto staff) che decide se vale la pena pubblicarti, e
lo decide sulla base del proprio portafoglio: se si sente profumo di soldi, ok,
altrimenti non se ne fa nulla. Nel self publishing, invece, è il pubblico che
decide se vali o meno. Ed è una prova anche più dura, se ci si pensa. Come ben
sai, i lettori sono (giustamente) spietati e nel Web basta un giorno per
consacrarti definitivamente come valido, o come rifiuto dell’editoria. A me
piace di più lo spirito del self publishing. In fondo, io scrivo per far
sognare il mio pubblico, non un editore e il suo staff.
Pensi che il self publishing sia il futuro?
No, il self publishing, in
realtà, è il presente. Ma non ce ne siamo ancora resi conto. Se ne sono rese
conto, però, le case editrici, che tentano disperatamente di correre dietro a
questo fenomeno. Purtroppo per loro, però, commettono sempre lo stesso errore:
quello di approcciarsi a un nuovo modus operandi con un pensiero vecchio e
logiche impossibili da riadattare. Ed ecco che fanno flop. All’estero (per lo
più nei soliti USA) la situazione è ben diversa. La stampa nazionale, le TV e
l’editoria prendono in seria considerazione il self publishing e il mondo della
lettura digitale. Per questo dico che è il presente. Qui da noi siamo ancora un
passo indietro, manca quel tipo di cultura. Spero solo di non dover aspettare
che l’eBook reader e gli autori indipendenti diventino “cool” come l’ultimo
modello di iPhone per vedere persone leggere da un Kindle o da un Kobo nei
pachi pubblici, in treno, in aereo, o in metro.
Non trovi che il self publishing sia penalizzato dal fatto che, a volte,
molti servizi non fanno promozione della tua opera e, quindi, ti devi
arrangiare a promuovere, e molti scrittori non ne hanno le competenze?
Certo che sì. Per questo ho
aperto la mia Accademia,
per permettere a tutti di imparare. In realtà, i servizi di self publishing
offrono anche servizi di marketing e ufficio stampa, ma ci sono 2 problemi:
1. Hanno
un costo aggiuntivo, spesso proibitivo per molti.
2. Spesso
non si tratta di servizi specializzati nell’individuazione di una precisa
nicchia di mercato.
Per questo ho preferito la strada
più lunga, ma più pagante: fare tutto da me. In questo modo posso permettermi
di prendere in considerazione una fetta di mercato e lavorare per farmi notare,
per offrire reale valore e crearmi un gruppo di fan affiatati attraverso blog,
newsletter, contatto diretto…Non mi interessa un servizio che “spara nel
mucchio” come le vecchie pubblicità. Non funziona più così, ormai. Quindi,
forse è un bene che molti servizi di self publishing non offrano servizi di
promozione.
Mi puoi indicare i migliori servizi che, a tuo parere, un
self-publisher “alle prime armi” deve tenere in considerazione?
Se si pubblica in italiano, io
direi di tenere sott’occhio youcanprint.it
e narcissus.me. Se si scrive in lingua,
poi, già da un po’, Narcissus ha aperto anche alla vendita di eBook all’estero.
Tuttavia, se ci si vuole affidare a servizi esteri, io consiglio Lulu.com e Smashwords.com.
Hai creato prodotti (tipo toolkit o consulenze, e-book) per i self
publisher? Hai qualche risorsa da proporci?
Oltre alla già citata Accademia e ai servizi di
consulenza one-to-one via Skype, ho messo su una rete di contenuti gratuiti
di cui usufruire: dal mio blog alle
guide su SlideShare,
dalla newsletter al newsradar.
Bastano? :)
Quali sono i tuoi riferimenti per seguirti?
Per chi si occupa di self publishing,
ho già dato tutte le informazioni qui su, chi volesse, invece, leggere i miei
libri, può fare un salto su www.robertotartaglia.com
e, infine, se qualcuno volesse richiedermi servizi specifici di consulenza in
ambito storytelling/content marketing, può dare uno sguardo a un sito che ho
aperto da poco: www.iltuoseocopywriter.com.
P.s. Potrebbe anche interessarti questo articolo di Andrea Tamburelli su una strategia di self-publishing
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