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Roberto Venturini, digital strategist e scrittore

Ho conosciuto Roberto Venturini sullo scaffale di una libreria: il suo ultimo libro "Strategia digitale" mi ha interessato subito ed ho deciso di chiedrgli l'amicizia su Facebook e cominciare a seguirlo di più, da qui ho chiesto a lui se era disponibile per un'intervista, anche perchè ha un background interessante come pochi.
Ci racconterà molte cose, il suo passato, il presente e le sue idee, ma non voglio anticipare troppo, ecco l'intervista.

Ciao Roberto, innanzitutto, per tutti coloro che non ti conoscono, ti puoi presentare: chi sei, da dove vieni e che lavoro fai:

Mi chiamo Roberto Venturini, sono un digital planner, ovvero una persona che si occupa di sviluppare le strategie di comunicazione digitale. Ho un lungo passato come Account nel mondo della pubblicità; arrivato abbastanza in alto nella mia carriera, come account director su clienti internazionali come Apple, Pepsi Cola, Gillette, nel 1995 sono incappato in una cosa chiamata Internet. Mi sono fatto folgorare, ho mollato tutto e ho iniziato ad occuparmene dal punto di vista marketing, tra i primi in Italia. Ho cominciato a scriverne, in primis su Web Marketing Tools e a insegnarlo. E ho continuato a sperimentare, a cercare di capire come si faceva, inventando le cose giorno dopo giorno -  in agenzie, in società di consulenza, come freelance. Oggi sono in Digital PR.

Ho letto che tu “frequenti” Internet dal 1996, io per esperienza so che in quegli anni Internet era molto differente rispetto ad oggi, sia in termini “fisici” che in termini di “opportunità”. Quali sono secondo te le fasi che ha attraversato questo strumento: in 18 anni ci puoi riassumere le varie metamorfosi che ha attraversato il Web e come ti hanno coinvolto?

Il web è passato attraverso le solite fasi: pionieristica - dove nessuno ci crede, poi da’ i primi segnali di vita e tutti ci si buttano, improvvisando e raccontando bufale. Subito dopo arrivano i guru; quelli seri, che cercano di costruire modelli e teorie che spiegano, che diano indicazioni predittive - e quelli meno seri che inventano buzzwords e formulette, modelli alti e paradigmi.. che poi però non ti dicono che accidenti devi fare in pratica, non è compito loro. E i libri si ritrovano a fare la polvere sugli scaffali. Poi è seguito lo sboom, perché troppo hype e troppa fuffa fanno male al mercato. Oggi siamo in una fase normalizzata - dove abbiamo sostanzialmente capito cos’è il web, cosa fa e come si fa. Ma il ciclo dell’hype è ripartito su altri fronti, a cominciare da quello dei Social Media.

Sei laureato in marketing ed hai lavorato come pubblicitario in società molto importanti. Per esperienza personale, ritengo che il mondo della pubblicità sia tanto affascinante quanto difficile perchè (a mio parere) entra in contatto con le emozioni. Il marketing in sé stesso significa “dare valore ad un prodotto”, renderlo appetibile. Ci puoi raccontare che difficoltà hai incontrato nella tua carriera?

Tutta la comunicazione entra in contatto con il mondo delle emozioni… :-) Le difficoltà maggiori, a parte tempi e costi imposti che spesso non permettono di sviluppare progetti che diano il meglio, sono sempre stati quei clienti che non avevano un’idea chiara della necessità di un approccio strategico, di un pensiero di marketing; quelli che cercavano scorciatoie, trucchi, campagne senza una vera idea. Senza valore: perchè non si può dare valore a un prodotto se prima non si capiscono le persone, bisogni, desideri, gli si inventa un prodotto apposta... e solo allora lo si comunica. Il marketing pare dall’invenzione di un prodotto di valore, non dalla creazione di suggestioni per vendere quello che abbiamo in vetrina.

Da poco hai scritto un libro, che ritengo molto utile e soprattutto ben fatto sulla strategia digitale. Nel corso dell'intervista andremo a toccare altri punti, ma per il momento, ci puoi rivelare che rapporto hai con la tecnologia ed i social media?

In realtà, ripensandoci, sono sempre stato un po’ nerd… anche se quando ero ragazzino i computer non esistevano :-) la tecnologia mi diverte molto, la trovo una componente abilitante che mi permette di fare cose straordinarie, un bellissimo giocattolo oltre che uno strumento di lavoro. Ma non ho un attaccamento emotivo, una dipendenza.. posso smettere quando voglio :-)


Tu nel libro sostieni (e condivido in pieno) che “utilizzare” è meglio che “possedere” cosa intendi nello specifico?

Ovviamente dipende dai contesti, ma spesso è molto più efficiente usare una cosa e lasciarla utilizzare ad altri quando non ti serve. Dato che io non sono emozionalmente molto attaccato alle cose, mi è relativamente facile pensare di non possederle...


Nel libro affronti in modo molto completo l'argomento “Strategia digitale”. Ci puoi indicare in modo sintetico 5 step indispensabili che non devono mancare in una strategia di successo?

Difficile, ma proviamoci:

1. Pensare al target, pensare come il target, essere il target quando pensi
2. Avere obiettivi chiari da raggiungere e su cui basare la strategia, altrimenti vale tutto
3. Cercare un pensiero creativo ed innovatore ma che sia concreto, che scarichi a terra risultati. Steve Jobs raccomandava di essere folli, ma era focalizzatissimo sul vendere camionate di prodotti, non a fare filosofia o a spaccare paradigmi facendo il guru :-).
4. Non innamorarsi di un’idea ma capire se davvero fa del bene al cliente, se davvero lo avvicina a raggiungere i suoi obiettivi
5. Pensare il più possibile, sin dall’inizio, a qual’è l’idea centrale, il concetto chiave, il pensiero forte e strategico; evitare assolutamente di partire da “uh, su Facebook potremmo fare..:"

Una delle query di ricerca più utilizzate su Google è “aumentare il numero di fan”, eliminiamo le proposte di compravendita likes (che sono truffe), ci vorresti dare qualche consiglio vero per aumentare il nostro bacino d’utenza?
Beh, basta mettersi nei loro panni: perché mai dovrebbero seguirci? Se non sappiamo trovare una buona risposta allora abbiamo un problema - in quello che siamo, più che in quello che facciamo. E la risposta è diversa per ognuno di noi, probabilmente. per questo non do’ una risposta; altrimenti passa l’idea che ci siano “trucchi”, tecniche, scorciatoie rispetto a fare le cose per bene.

Diventare autorevoli e riuscire a veicolare bene il nostro messaggio è alla base del successo nei social. Quali sono le principali difficoltà che si possono incontrare nel cercare di trasmettere ciò che vogliamo dire e fare in modo che questo venga percepito?

A parte il problema di non essere capaci di spiegarsi bene (e divulgare è molto più difficile che pensare, a volte), un problema è che di fronte rischiamo di trovarci con persone che hanno prese di posizione ideologiche e non razionali. E non c’è modo di farsi ascoltare. Ma il problema più grosso è essere egocentrici, avere tutta l’attenzione centrata su cosa serve a noi come azienda (o organizzazione, o persona...) far passare come messaggio; e non cosa sono, cosa desiderano coloro con cui vogliamo parlare. Se non riusciamo a metterci in relazione con loro, il nostro sarà un monologo. E pure noioso. 

Quali sono i rischi e quali sono le opportunità del web nell'epoca moderna e nel futuro- prossimo?

Non credo che ci siano rischi e opportunità specifici. Il web, di per se’ è ormai un dato di fatto, i siti sono parte del nostro quotidiano, non sono più leading edge, non fanno più notizia. Si è arrivati alla maturità, sono uno strumento “di servizio” in certa parte. Mi interessa molto di più guardare a cosa arriverà domani, ad esempio mi sto chiedendo da tempo quale sarà “the next big thing” dopo i Social Media...


Nell'epoca del self publishing tu sei uscito con un libro pubblicato da una grossa casa editrice. Che consiglio puoi dare a chi volesse decidere di scrivere e pubblicare un libro in un periodo in cui si può effettivamente pubblicare con relativa semplicità il proprio materiale?

Molto francamente, ho deciso di provare a sentire una casa editrice e vedere cosa succedeva, così, anche per curiosità, insieme a Giuliana Laurita, con cui ho scritto il libro. E’ stato subito accettato, a posteriori è stato molto più facile di quanto pensassi. Credo che più che pensare a come farlo pubblicare, ci si debba concentrare sulla qualità di ciò che si scrive. E poi proporsi. Non credo ci siano trucchi, vedo molti miei amici che hanno pubblicato libri con relativa facilità - perché l’idea, il contenuto era di qualità.


Ultima domanda: che progetti hai per il futuro?
In primis, arrivarci.


Concludiamo dando un po' di riferimenti per chi ti volesse conoscere meglio e seguire: link, siti, blog e soprattutto le tue pubblicazioni, i tuoi lavori.

Il blog è robertoventurini.blogspot.it - un blog dove da anni pubblico quasi tutti i giorni casi di comunicazione e marketing digitale e articoli di riflessione sul digital marketing. Per tutto il resto c’è Google, e forse non è particolarmente interessante

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